Fashion Tech, il futuro della moda tecnologica

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Fashion Tech: il futuro della moda tecnologica

Con il termine Fashion Tech si indica la branca del settore moda che interseca la tecnologia per creare una dimensione più innovativa utilizzando moderne stampanti in 3D. Se dapprima si pensava che questi due settori non avessero nulla in comune ora ci si accorge che corrono sullo stesso binario. L’inglese Richard Quinn ha ottenuto una collaborazione con la Epson grazie alla quale con la stampa digitale realizzò la sua collezione. I tessuti risultavano davvero affascinanti e ricercati con la stampa floreale che faceva da risalto. L’unica pecca della stampa 3D è che in molti tessuti risulta difficile stampare ma è un limite che a breve verrà superato. Questa tecnica consente di realizzare dei capi davvero morbidi perché in grado di essere molto simili a quelli già in uso. Il nostro modo è circondato dalla tecnologia e grazie ad essa è possibile capire quali saranno le tendenze che saranno da capofila in una stagione piuttosto che in un’altra questo grazie all’ausilio di alcuni algoritmi. Il futuro della Fashion Tech sarà fatto di stampe 3D, virtual fitting ossia la possibilità data al cliente di non usufruire dei camerini ma di un’applicazione in grado di rilevare come starà addosso un capo. Il primo camerino virtuale venne realizzato da Zugara nel 2009, il primo negozio fu Tobi.com sempre nel 2009. In Italia il virtual fitting permette di comprare molto di più perché appena un cliente entra in un negozio non ha più la scusante di non acquistare per mancanza di tempo per provare il capo. Il camerino virtuale consente di risparmiare molto denaro nelle pulizie che si dovrebbero sostenere se si possiede un immobile con lo spazio dedicato al camerino. Inoltre, questo nuovo metodo per incentivare i clienti consente di creare nei brand nuovi sistemi di rendere più attivi gli acquirenti presso il proprio punto vendita. Quando si acquista un capo in internet si ha sempre il timore di dover fare il reso perché magari si sbaglia taglia, numero di scarpe, il colore non era come lo si aspettava dall’immagine della modella, con questo sistema i resi saranno ridotti drasticamente perché si potrà capire in tempo reale se un capo è della propria misura e se il colore è quello che comoda di più. Vi è anche la possibilità di acquistare capi stando comodamente a casa ma contemporaneamente in un negozio che si trova dall’altra parte del mondo, l’assistente virtuale ci accompagnerà durante tutto il nostro shopping. Con i tempi che viviamo la tecnologia risulta essere la migliore amica del settore moda che ha aiutato parecchio garantendo, nonostante la grande crisi, un aiuto non indifferente grazie alle campagne di sostenibilità verso l’ambiente.

La moda e l’ambiente

La tecnologia aiuta con lo stare al passo con i tempi e così anche con la moda. Al giorno d’oggi non c’è più tempo di aspettare, le collezioni devono essere pronte nel minor tempo possibile, non esiste il tempo per studiare e realizzare come accadeva all’inizio della storia dei defilé. Questo comporta un dispendio di energia e risorse notevole, ragion per cui l’industria della moda presenta un sistema molto complesso e si pone come obiettivo quello di capire ciò̀ che è vecchio e ciò̀ che è nuovo. La produzione di massa non riesce ad apprezzare in maniera completa l’abito che subito un altro ne prende il suo posto. L’industrializzazione ha permesso lo sviluppo della produzione decentralizzata dove il costo della manodopera risulta essere di minore prezzo e i regolamenti sulle dinamiche sociali e ambientali meno rigidi. Il costo dell’abbigliamento, diminuendo sempre più̀, porta il consumatore ad acquistare maggiori quantità̀ di vestiti anche quando non ha necessità. L’impatto ambientale risulta notevole, i rifiuti vengono riversati nelle terre e non in luoghi assegnati al loro corretto smaltimento. La commissione europea ha posto le basi per la responsabilità̀ sociale delle imprese, conosciuta con la sigla CSR. Queste politiche sono necessarie per diminuire gli impatti sociali e ambientali che l’abbigliamento ha nei confronti del pianeta. La commissione si è resa conto che gli acquirenti stanno diventando sempre più̀ consapevoli, l’unico impedimento risulta essere l’ambiente lavorativo che non permette di creare moda sostenibile e nessuno si prende il compito di queste problematiche ambientali. Il termine sostenibilità̀ si pensa sia attribuibile solamente all’ambiente, in realtà̀ quello che si deve fare è creare un legame tra la sostenibilità̀ e le politiche aziendali, questo permette di creare un eco- marketing basandosi sulla domanda dei consumatori, ridurre i costi di produzione per la realizzazione dei materiali e la gestione dei rifiuti. Il marchio Levis nel 2008 promosse una campagna per far scoprire la politica ambientale del Life Cycle Assessment (LCA). Il LCA è uno strumento molto utile in quanto permette di analizzare l’impatto ambientale di un bene in tutte le sue fasi, da questo si possono capire quali politiche attuare per ridurre al minimo l’impatto e conferire una responsabilità̀ a tutti i componenti dell’azienda. Nel 2006 l’eco moda diventò un tema analizzato da riviste, siti web, istituzioni educative, enti commerciali, fra cui Vanity Fair che creò una lista dei designer dell’eco-moda. Vennero create altre riviste a sostegno dell’eco-moda come l’inglese New Consumer, The Ethical Consumer and Ecology, l’americana Organic Style, l’australiana Green and GreenPages. Nel 2011 la rivista SIX celebrò i designer privati, i marchi indipendenti e le aziende che si erano poste come obiettivo la creazione di un futuro etico e sostenibile. Vennero creati tessuti intelligenti per adattarsi ad ogni tipo di clima con l’ausilio delle nanotecnologie, il team prevedeva il contributo di tutte quelle figure come scienziati, analisti, informatici, specialisti in elettrochimica, elettronica, ingegneri tessili e i designer di moda.

Alberto Guardiani e la fashion tech

Le Alberto Guardiani scarpe da uomo presentano un Fashion Tech adatto a tutti, in generale, questo stilista realizza scarpe sia per uomo che per donna. Il progetto del 2017 dal nome Onesoul consentì la realizzazione di una scarpa da running rivisitata da poter indossare in qualunque occasione dall’ufficio all’aperitivo. Il made in Italy è altamente certificato grazie ai materiali che vengono utilizzati dall’azienda per permettere all’acquirente di sentirsi a proprio agio indossando qualsiasi calzatura.